Appunti sull’identità massonica e sulle pretese relazioni tra Massoneria e New Age – di Gustavo Raffi, Gran Maestro del GOI e A. Panaino, Uni.tà di Bologna – Editoriale da IRAM 1/2003
Carissimi Fratelli, gentili lettrici e lettori,
In prossimità della prossima Gran Loggia di Rimini (3, 4, 5 aprile 2003) ci sembra opportuno condividere alcuni elementi di riflessione sul senso attuale della nostra identità.
Non crediamo certamente di poter esaurire l’argomento, ma nutriamo la convinzione che una esposizione un po’ più circostanziata di quanto stia accadendo nel modo di pensarsi del mondo massonico, in particolare nel nostro Paese, meriti l’apertura
di una discussione serena e allargata.
Cosa significa essere Massoni? Come si coniuga tale identità con la società contemporanea?
Come si relaziona la Massoneria con la cultura, le religioni, il mondo della politica?
Tutti argomenti difficili, talora scabrosi, ma ineludibili.
Purtroppo, invece, per non essere troppo espliciti e chiari su tutti questi temi, vuoi per eccesso di riservatezza vuoi per un malinteso senso di neutralità assoluta, si è lasciato modo ad altri, spesso con intenti palesemente ostili, di dare delle risposte, le quali, ovviamente, non potevano che essere alquanto fuorvianti, anche se in
qualche caso non del tutto infondate.
Ogni istituzione che raccolga un corpo sociale significativo per numero di associati e per prestigiodegli stessi, quindi anche e soprattutto la Massoneria, ha il dovere, in una società democratica moderna, di far comprendere, non di certo il
segreto iniziatico, argomento su cui ritorneremo, ma il senso e lo scopo della sua esistenza.
E’ infatti per questa stessa ragione che il nostro rituale, nel corso dell’iniziazione prevede che il recipiendario, alla domanda relativa a che cosa egli sappia mai della Massoneria, non risponda più banalmente “nulla!”, bensì prescriva di dichiarare la conoscenza della sua storia e delle sue finalità.
Inevitabilmente ciò significa che si è ritenuto che un uomo, libero e di buoni costumi, considerato sufficientemente maturo per intraprendere il cammino iniziatico, non potesse, nel contesto della moderna società, essere preso ipocritamente per un pesce in barile che nulla saprebbe di quanto stia per aprirsi dinanzi ai suoi occhi, alla sua mente ed al suo cuore.
Il segreto iniziatico, quel “grande nulla” secondo la celebre definizione di Federico di Prussia, non viene certo trasmesso o violato rivelando le ragioni della storia e del cammino spirituale che hanno dato vita nel corso dei secoli a quella dimensione di sociabilità che ricade sotto la designazione di Libera Muratoria.
I fini, le grandi conquiste e le sofferenze, ma anche le cadute, le incertezze o gli errori, inevitabili in ogni istituzione umana, sono sotto gli occhi di tutti; quindi non solo i nostri ma anche quelli degli altri.
Credere che la segretezza sia esclusivamente il “non far sapere nulla” di quanto tecnicamente avvenga nei templi, come se si potesse vivere in una dimensione semi-carbonara, non solo sarebbe un errore, ma il frutto di una palese banalità, dalle conseguenze autodistruttive.
Qualsiasi storico accorto, capace di consultare con sistematicità le fonti d’archivio e la bibliografia massonica, sarebbe in grado di ricostruire con un altissimo grado di precisione sia i rituali sia le parole di passo di diverse tradizioni muratorie.
Quindi il “segreto” non può certo essere proprio e solo questo; e ciò che non costituisce un vero “segreto” non merita di essere custodito in quanto tale, altrimenti si perderebbe di vista la più alta e profonda dimensione inconoscibile al profano, quella che solo l’esperienza diretta, la partecipazione e la condivisione attiva di valori e di simboli può produrre e che deve restare non pubblica.
Leggere un rituale massonico, oggetto riservato, ma come si è visto da qualche secolo per nulla top secret, non è affatto la stessa cosa che praticarlo; né conoscere la dimensione massonica e la sua finalità vuol dire partecipare a tale esperienza e quindi conoscere propriamente il “segreto” massonico, che è solo di ordine iniziatico e non profano (ovvero partitico, economico o peggio). D’altra parte, chi non ha ancora avuto tale opportunità o non fosse intenzionato a partecipare a tale percorso, credo che invece abbia il pieno diritto di ottenere da parte dell’istituzione massonica il massimo dell’informazione possibile sugli scopi della sua esistenza e sui suoi valori, sul suo ordinamento e funzionamento.
Una Massoneria che non sapesse infatti interloquire con la realtà circostante, che non lasciasse comprendere il senso della sua esistenza sarebbe condannata, come è già avvenuto in passato, a ritrovarsi oggetto delle più disparate accuse e delle più bizzarre attribuzioni, ridotta nel novero inaccettabile delle società segrete.
Se peraltro commissionassimo ad una società specializzata un sondaggio campione su che cosa l’italiano medio conosce della Massoneria, ci troveremmo di fronte ad una massa di assurdità che però non possiamo ignorare.
Esperienze curiose avvengono anche quando dialoghiamo con persone di spessoreculturale certamente più elevato della media o sfogliamo opere di studiosi degni di stima e ritroviamo che ben pochi ricordano (ma molti non lo sanno proprio) che filosofi come Lessing e Fichte, letterati come Goethe, ma in Italia ad esempio anche Monti, Foscolo, Alfieri, Beccaria, Quasimodo, Carducci, Pascoli, scienziati come Einstein e Fermi, personaggi come Gandhi o Allende, e molti altri ancora, non solo sono stati Massoni, ma che dal rapporto con la Massoneria abbiano certamente tratto stimoli ed ispirazioni così come a loro
volta ne hanno portato in essa.
La colpa non è solo della congiura antimassonica interessata a celare la vastità della presenza culturale della Massoneria o l’importanza del suo influsso sulla nascita delle moderne democrazie, nel dibattito costituzionalista come nella
definizione dei diritti dell’uomo e nella realizzazione di istituzioni umanitarie di carattere internazionale.
Notevole responsabilità ricade anche su molte delle stesse Massonerie che credono, o hanno creduto, di esaurire esclusivamente al loro interno qualsiasi funzione storica ed esoterica, lasciando al singolo ogni eventuale intervento individuale ed al contempo reputando ogni forma di outing come una sottile violazione dei landmarks o come una sorta di interferenza politica o più semplicemente come espressione di profanità.
Peccato che tale atteggiamento iper-riservato abbia avuto costi socio-culturali pesanti per la stessa Comunione e che esso sia praticabile solo a patto che gli stessi Massoni non si azzardino a testimoniare la loro adesione a questo cammino iniziatico, ma che piuttosto si guardino bene dal farne parola e che la custodiscano gelosamente come una realtà accessibile a pochi, purché “eccelsi”. Peccato ancora che tale levatura eccelsa non sempre corrisponda ad un livello di conoscenza né esoterica né profana decorosa e che molti dei pochissimi prescelti a stento supererebbero una tegolatura completa, regolamenti alla mano.
Peccato ancora che in anni passati l’idea che la Massoneria fosse un club di gentiluomini benestanti ed appagati, pronti a scimmiottare i nobili inglesi ed a giocare un esclusivo cricket esoterico, abbia acuito la pessima immagine di un’istituzione sostanzialmente reazionaria, quasi una escrescenzaresiduale della storia passata, tenebrosa se non pericolosa; il tutto per giunta in un contesto politicoculturale come quello italiano, ove né le tradizionali difficoltà con la Chiesa né le forti prevenzioni di area “progressista” (a differenza peraltro di quanto storicamente avvenuto in altri Paesi europei) potevano favorire un’atmosfera più serena.
Come pubblicità certo non male, soprattutto in un’epoca che sulla comunicazione fonda una parte sostanziale della sua vita.
Se invece crediamo che la Massoneria abbia ancora un ruolo storico, non solo sul piano soggettivo, ovvero positivo per i suoi membri che hanno grazie ad essa una straordinaria occasione di maturazione spirituale e di confronto intorno alla centralità di Dio e dell’uomo senza preclusioni ideologiche e religiose, ma anche per l’umanità (e quindi anche la società più vicina in cui viviamo quotidianamente), dobbiamo assumerci delle responsabilità etiche e quindi contestualmente anche educative.
Nostro compito è infatti anche quello di promuovere la conoscenza della Massoneria, della sua storia, del suo ruolo, dei suoi personaggi e del loro contributo, e quindi anche delle sue incertezze e difficoltà, e soprattutto della sua, per noi, straordinaria funzione di sociabilità e di crescita interiore. Nonsono pochi coloro che ignorano completamente la dimensione etica e spirituale che unisce liberamente i Massoni, e che invece reputano la Massoneria come una consorteria che avrebbe abbandonato la sua ritualità per dedicarsi a più remunerative attività.
Gli unici che possono nei fatti smentire tale fuorviante vulgata siamo, in prima battuta, solo noi, e nessun altro.
Sulla scorta di tale azione di promozione,se si vuole usare un termine certamenteinadeguato, molte componenti della società civile si troveranno costrette a riconsiderare giudizi affrettati e/o fondati su conoscenze fallaci; fatto che si sta già lentamente realizzando.
Eventuali avversari dovranno altresì fronteggiare un discorso a viso aperto, accettare il terreno del confronto e non quello dell’invettiva, a cui non dobbiamo certo prestarci. Anzi,laddove emergano infondate accuse o semplici maldicenze non ha senso fare polemica ma si dovrà intervenire con rigore e chiarezza senza accrescere la polemica, ma piuttosto superandola.
Per esempio, la recente Riflessione proposta dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso sul New Age, inti- tolata Gesù Cristo portatore dell’acqua viva, individua (p. 10) l’origine del New Age nel contesto rosacrociano e massonico, al tempo della rivoluzione francese e americana; inoltre (p. 27), la matrice essenziale del pensiero New Age va ricercata – secondo tale documento – nella tradizione esotericoteosofica, ampiamente accettata dai circoli intellettuali europei nei secoli diciottesimo e diciannovesimo.
E’ stata particolarmente presente nella massoneria, nello spiritismo, nell’occultismo e nella teosofia, che hanno in comune un certo tipo di cultura esoterica.
Sul piano storico tale giudizio non può essere completamente smentito, poiché l’ambiente massonico dei secoli XVIII e XIX ha visto incrociarsi filoni culturalidiversi, tra Aufklärung e Schwärmerei, ma esso risulta se non altro storicamente
semplicistico.
Innanzitutto perché l’esoterismo massonico è stato radicalmente legato, sin dalle sue origini, con la tradizione cristiana, anche cattolica, e non solo perché l’estensore dei Landmarks, l’Anderson, fosse un pastore protestante, ma per il fatto che l’impianto culturale del lavoro massonico si ispirava ad una tradizione di fede saldamente strutturata nel mondo occidentale, pur con apporti, già passati attraverso l’Europa cristiana nel corso del Rinascimento e del Medioevo.
Che alcuni filoni dell’esoterismo cristiano, fortemente presenti anche in Massoneria, possano aver contribuito alla formazione del terreno culturale del New Age è un fatto pertanto indiscutibile; si tratta peraltro di un contesto talmente buio in cui quasi tutte la vacche sembrano nere e dove le corna dell’una si incrociano con quelle dell’altra.
Quindi ci sembra difficile scagliare pietre senza fare dei distinguo precisi e senza rilevare lanatura e l’origine degli esoterismi in questione.
Ad esempio il filone regolare delle Massonerie non si è mai lasciato travolgere da un impianto irrazionalista tale da sostenere il New Age; anzi, il fatto che la Massoneria in più occasioni abbia precisato di non essere una religione, né di adorare un dio massonico, né di proporre una verità segreta ultima, quanto piuttosto abbia svolto una funzione di dialogo diretto trauomini di religioni differenti (cattolici e protestanti innazitutto, poi ebrei, hindu, musulmani, etc.) mostra come la cultura massonica rifugga, sul piano istituzionale, dalla paccottiglia di certezze vendute dal New Age.
La Massoneria propone un metodo di indagine attraverso simboli e
riti che non hanno alcun valore sacramentale, ma solo formativo-educativo della coscienza e dell’educazione etico-spirituale.
D’altra parte lo stesso documento pontificio rileva con preoccupazione la fascinazione che gli stessi ambienti cattolici hanno avuto per tale area spiritualista; sarebbe inutile quindi notare che vi potrebbero essere anche dei Massoni, le Massonerie sono tante, che abbiano interesse per tale tradizione, ma l’eventuale adesione di un singolo non può pregiudicare il giudizio su un’intera Comunione e sulla sua storia.
Il fatto poi che le Massonerie regolari vietino di trattare di questioni di politica e religione, troppo spesso ignorato o dimenticato, dovrebbe ricordare che la nostra istituzione non propone una propria via di salvezza, lasciando alle religioni il compito di farlo (quindi anche alla Chiesa cattolica) e che tali diverse verità non vengono smentite dall’istituzione massonica, né sono soggette ad una sorta di centrifuga anti-religiosa; anzi costituiscono la ricchezza portata dai singoli nella comunione.
Le certezze proposte dal New Age sono lontane dall’impianto massonico che non propone magie, né riti di potenziamento egotico, di sbattezzamento o peggio ancora.
Peraltro, l’attenzione critica all’esoterismo New Age, che ci sembrava pericolosamente dilagare verso una sottocultura del sacro e dello spiritualismo, fomentando atteggiamenti ottusamente egoistici ed edonistici in un contesto da supermarket dell’eclettismo religioso, era già stato sottolineato dal Gran Maestro nel corso della Gran Loggia di Rimini del 2001.
In questo caso, non possiamo che prendere atto di molti giudizi concordi espressi anche dalla Santa Sede sull’argomento, pur sottolineando il fatto che, nell’attacco indiscriminato ad una componente spiritualista dell’esoterismo massonico settecentesto, la Chiesa colpisce proprio un pezzo di cultura religiosa nata in casa propria, e su cui sarebbe importante fare chiarezza.
Non è infatti un caso che la partecipazione di J. de Maistre al Rito Scozzese Rettificato, come l’azione svolta dal cavaliere A.M. Ramsay (padre delRito Scozzese Antico e Accettato), ma anche cattolico fervente e segretario di Fénelon, siano solo la punta di un iceberg maturato nel mondo cristiano (tanto cattolicoquanto protestante) e che hatrovato anche in Massoneria un suo sfogo di estremo interesse.
Resta comunque il dato storico che tali tendenze spiritualiste non hanno mai dettato legge in modo normativo sull’impianto libero e di ricerca critica della Massoneria, almeno sul piano istituzionale.
Per tornare al tema generale, è bene che, dinanzi a continui addebiti di responsabilità, la Massoneria si mostri senza ambiguità, che traspaia in tutta la sua limpidezza per le notevoli azioni di solidarietà, per l’impegno nella costruzione di una società civile tollerante e sempre meno ingiusta, che si proponga come ambito di riflessione critica, libera da partiti e da interferenze istituzionali esterne, che provochi e stimoli interrogativi e che al contempo rispetti e affratelli le diversità. Ciò ovviamente può essere qualcosa di temibile per chiunque voglia normalizzare la diversità ed uccidere lo spirito critico e libero, ma non sarà mai oggetto di curiosità torbide o persecutrici, almeno sinché l’Italia e l’Europa saranno luoghi democratici di libera espressione e associazione.
La Massoneria fonda la sua esistenza su motivazioni coraggiose; innanzitutto quella che la verità, e quindi anche la dimensione divina, non sia proprietà esclusiva di qualche istituzione o di qualche persona, ma rappresenti un fine a cui tendere condividendo le diversità,unendo uomini chemai si sarebbero trovati insieme.
Crede nella libertà e nella dignità della persona e non impone ai suoi membri alcuna verità assoluta, ma propone soltanto un metodo di ricerca, talora drammaticamente esperito attraverso la ritualità che tutti unisce e armonizza nel tempio; non conosce
diversità di razza, religione o cultura.
Nella sua storia si è dovuta scontrare con tutte le forme di totalitarismo e di intolleranza politica, a partire dal ‘700, in cui Stati meno illuminati ne sospettarono la pericolosa libertà, giacché essa permetteva a cristiani, indifferentemente cattolici e protestanti, ma anche agli ebrei, di riunirsi senza distinzione di censo.
Vivere la Massoneria significa, dopo anni di silenzio e di apprendistato, riapprendere nuovamente a parlare, tra squadra e compasso, ovvero toccando gli argomenti più difficili, ma senza ferire gli altri fratelli; significa lavorare per il progresso dell’umanità, innanzitutto attraverso un lavoro interiore, la cosiddetta costruzione del tempio individuale, ma anche in modo collettivo, non con interferenze politiche, che non ci competono, bensì con testimonianze capaci di orientare
verso il “bene” la nostra società.
Il Massone non è pertanto un soggetto appagato, che sguazza nel quotidiano come un pesce nel mare, che si associa per fare affari nell’ombra, protetto dal grembiule, ma un uomo carico di ansietà, di dubbi, di interrogativi e di ipotesi da condividere
ed eventualmente, se ne è capace, da superare in una continua sfida con se stesso.
La Massoneria non è quindi un’associazione acriticamente avulsa dal mondo e trincerata nel suo esoterismo, come se le vere società esoteriche del passato non partecipassero allo sviluppo del mondo loro circostante.
Il vero problema è che, se si ha qualcosa da dire, da donare, bisogna farlo anche al di fuori, ovviamente nei limiti e nei modi di volta in volta più opportuni.
Si aggiunga inoltre il fatto che se si vuole essere ben compresi bisogna pur comunicare e quindi scendere in campo, non per combattere o per prendere posizioni politiche, ma per spiegare caratteristiche e senso della nostra identità (non si negherà che abbiamo un’identità?).
A questo proposito le riflessioni pubbliche sulla libertà della ricerca scientifica onella difesa della scuola pubblica, il tema della ricerca della felicità per tutti, anche per coloro che verrebbero esclusi da un certo modello di globalizzazione diseguale, non sono state né sono azioni “politiche”, nel senso di un’interferenza in un campo che è quello proprio dei partiti, mal’espressione, storicamente giustificata, della cultura massonica italiana volta a garantire spazi di libertà e di equità al di sopra delle forze politiche, e quindi a difendere valori essenziali della tradizione massonica del nostro Paese.
Tale azione corrisponde ad una preoccupazione ben fondata, ossia sull’idea che la complessità sociale esplosa con la globalizzazionerichieda senno e saggezza, e soprattutto un equilibrio che noi Massoni cerchiamo giornalmente di costruire nei templi al fine di contribuire alla crescita di una società accogliente, aperta, giusta, felice e sicura per tutti.
Non prendiamo ordini, su questi temi, da vecchie o nuove Chiese.
In una società che presenta notevoli difficoltà, soprattutto tra i giovani; privadi forti punti di riferimento sul piano etico-morale ed educativo, dove moderni miti distruggono la capacità e la libertà di“pensare”, in senso alto intendiamo, ed in cui emergono sempre più segnali di profonda mercificazione del soggetto, ridotto a mero ente consumatore, la Massoneria, come istituzione tradizionale ed esoterica, che, come già si è ricordato, pone al centro del suo lavoro il G.A.D.U. e l’uomo, non può non trovare l’orgoglio e la fierezza di testimoniare valori altri, trasgressivamente critici, perché lontani dall’ovvietà giornaliera, in altre parole dal profano.
Proprio la differenza tra dimensione esoterica e profana non si misura solo nel fatto che disponiamo di una serie di conoscenzeiniziatiche, ma nella comprensioneche l’esperienza meta-temporale del lavoromassonico ci permette di operare in una dimensione diversa, la quale ogni volta si apre su nuove frontiere dello Spirito, che nella nostra quotidianitànon potremmo realizzare, e comunque non allo stesso modo.
Non possiamo dimenticare ilfatto che pochi anni or sono l’appartenenzaalla Massoneria era considerata quasi una marcad’infamia in molti ambiti, nonsolo confessionali, e che ben pochi si azzardavano a manifestare la propria appartenenza. Tale periodo è finito, non per eccesso di profanità, ma grazie ad una azione di impatto sistematico sulla società, attraverso manifestazioni, iniziative e pubblicazioni che hanno costretto la società civilea misurarsi con l’esistenza reale della Massoneria e dei Massoni.
Le Gran Logge degli ultimi anni ne sono una prova oggettiva.
A questo punto anziché trovare degli invisibili e tenebrosi Magistri, magari un po’ vagheggiati come nobili antenati dei maghetti di Herry Potter, ci si è imbattuti in una comunità di uomini fortementi impegnati nel mondo del lavoro, della scuola, della cultura, della società civile, carichi di idee e soprattutto determinati ad essere pienamente parte attiva del mondo post-moderno.
Il fatto che il Gran Maestro, come altri rappresentanti della nostra istituzione, possano portare il loro contributo in discussioni su temi centrali nella realtà odierna significa che nessuno deve più vergognarsi di essere quel che è.
Non potremo mai dimenticare, per esempio, la tristezza umiliante di episodi, non rari, nei quali i fratelli non sapevano se potessero ritrovarsi per rendere omaggio alla salma di un membro della propria officina, perché la sua identità massonica era stata addirittura celata ai familiari di colui che era passato all’Oriente eterno.
Come si fa ad agire sull’immagine della Massoneria nella nostra società, se addirittura si poteva ritenere tutto sommato più opportuno che i nostriparenti, mogli, figli o amici carissimi, non sapessero nulla della nostra “diversità”.
E’ vero che per molti essere in pubblico quel che sono nel tempio potrebbe costituire un grave problema (a tal proposito sarebbe utile un libro bianco sulle discriminazioni anti-massoniche e sulle eventuali forme di mobbing attuale), d’altra parte, senza dire dei grandi successi in ambito legale presso la Corte Europea di Strasburgo, numerosi fratelli hanno già incominciato a mostrasi a viso aperto e saranno sempre più coloro che vorranno considerare questa dimensione “trasgressiva” come una parte normale del proprio essere e non come il lato oscuro della luna.
Tale scelta implica non solo il coraggio delle proprie scelte, ma anche grande chiarezza nelle idee ed enorme senso di responsabilità; capacità e pazienza nello spiegare con semplicità la pura verità ai tanti che ci chiederanno le cose più strane o che già sospetteranno che stiamo mentendo, perché “sarebbe vietato dichiararsi Massoni”.
Di fronte alla completa assimiliazione in un grigiore indistinto, i colori dei vostri grembiuli splenderanno anche nei sorrisi, così che si possa dire che il Massone non ha nulla in comune con il faccendiere, con l’intrigante o con lo stregone.
Vi chiederanno allora i segreti …. Come fare allora a spiegar quanto ciascuno di noi prova prima di entrare nel tempio, quando in silenzio, nella sala dei passi perduti, cinge il grembiule, calza i guanti, e ai colpi del Maestro delle Cerimonie si incammina nel tempio alla musica di Mozart, libero di essere se stesso, affratellato ad altre libertà, tutte unite sotto la volta stellata.
Come raccontare l’emozione, la paura dell’iniziazione, le voci nel buio, il viaggio tra i quattro elementi, e poi il cammino verso la camera di mezzo, la fine… e poi la rinascità.
Quali emozioni, quali drammi interiori, quali interrogativi c sono stati posti, quante risposte abbiamo cercato, in solitudine, di darci e senza mai riuscirci completamente. Il segreto è in ciascuno di noi e non lo potremmo comunicare nemmeno se lo volessimo.
Non vogliamo tornare a nasconderci.
Noi, come moltissimi altri non hanno mai inteso né intendono farlo, anche perché abbiamo avuto il privilegio di conoscere una Massoneria che non si nascondeva più né aveva alcunché da celare. Nella segretezza del Tempio infatti non ci nascondiamo, svolgiamo solo il nostro lavoro muratorio ed il fatto che tutti sappiano che siamo Massoni non cambia il nostro modo di operare in loggia.
Se poi c’è chi si stupisce che persone serie possano trascorrere il loro tempo al ritmo di rituali vecchi di secoli, addobbati in modo curioso, risponderemo che siamo dei trasgressivi impenitenti e che dei simboli del nostro lavoro siamo fieri, perché ne conosciamo il significato e lo facciamo conoscere.
Resta però il fatto che un’azione corretta e informativa nella società noninterferisce affatto nel campo esoterico, anzi lo garantisce molto meglio, anche perché favorisce l’avvicinarsi di persone che ne hanno compreso la complessità e le sue vere ragioni.
Chi vuole giocare ad una “Massonopoli” politico-avventuristica sceglierà altri tavoli; noi abbiamo altro da fare.
Che lo sappia anche la società civile sarà quindi solo un bene per tutti.
Se, parafrasando il mito platonico dellacaverna, gli uomini sono come degli esseri imprigionati in una grotta e che vedono ombre, al punto che chi fosse uscito dall’antro troverebbe difficile rappresentare la verità a coloro che non hanno mai visto
la luce, noi Massoni siamo consci di non possedere la verità nella sua completezza, altrimenti la volta del tempio sarebbe stata già da tempo completata e quindi ci dovremmo
sciogliere avendo ultimata la grande opera. Invece, ciascuno, con il suo pezzetto di luce, intravisto nel corso della sua vita, prova a metterlo insieme a quello degli altri; cerchiamo di illuminarci nella grotta, ciascuno con la luce dell’altro; non sempre l’incastro è perfetto, ma spesso si riesce a vedere meglio; almeno un po’ più di prima.
E di ciò non ci vergognamo; anzi possiamo esserne orgogliosi. La Massoneria siamo noi, non le chiacchiere degli altri! Fratelli, questa primavera deve ancora diventare estate!